Quando ho traslocato per la prima volta
avevo 4 anni. La cittá dove ci saremmo trasferiti con la mia famiglia si
trovava al di lá del mare, cosí il primo trasloco ha coinciso anche con il
primo viaggio in nave. Ancora non lo sapevo, ma quello sarebbe stato il primo
grande spostamento che mi avrebbe impresso il marchio di ció che ora chiamo
"l'inquietudine dell'ubiquitá", questo desiderio di sentirsi in
movimento costante, di poter essere utopicamente in ogni posto. Anche solo col
pensiero.
Qualche giorno fa ho detto ad un amico:
“Il vero viaggiatore si vede dall’animo, non dal passaporto”. Con questa
affermazione un po’ banale volevo fare riferimento a quel genere di persone
che, per vari motivi (tempo, denaro, obbligazioni, paure, malattie) non
riescono a viaggiare fisicamente quanto vorrebbero o non possono raggiungere
mete ambite ed esotiche. Spesso tra amici ci si ritrova a fare il conto di
quanti paesi si sono visitati, di quanti timbri ci siano sul passaporto, di
quali siano i continenti su cui si sono poggiati i nostri piedi. Il tipo di
viaggio che mi interessa qui é non solo quello fisico, che implica uno
spostamento da un punto all’altro del mondo, ma un modo di essere e di
percepire la propria vita e l’ambiente circostante. Un viaggio puó essere la
scoperta di un nuovo quartiere della propria cittá, l’esplorazione di
un’emozione imprevista, il raggiungimento di una meta ideale, l’indagine su un
territorio, una fantasia spazio-temporale, una festa di lingue diverse, un
esperimento (un blog!).
Recentemente, leggendo un libro che racconta con grande umanitá ed ironia di un importante viaggio fisico e spirituale, mi sono lasciata affascinare dalla parola “unanchored”. Mi ha sedotta in primo luogo la sua musicalitá, la ripetizione ravvicinata della “n”, la presenza della “h” in mezzo... Poi, tutto ció che evoca: “senza ancora”, nell’ambivalente immagine di una barca alla deriva, senza una rotta predeterminata ma allo stesso tempo libera di scivolare tra le correnti, di farsi trasportare senza limiti. Di nuovo torna il mare, che mi ha visto nascere, che mi ha fatta approdare su nuove terre, che poi mi ha cresciuta e che ora lambisce la terra dove vivo. Unanchored, quindi. Senza ancore e freni, verso le mete piú disparate, con il nostro bagaglio. La nostra casa fatta di esperienze. Preparandoci ad organizzare il successivo spostamento, sapendo che l’importante é l’ “in-between”, quello che c'é tra la partenza e l'arrivo.
No hay comentarios:
Publicar un comentario